Beram (Vermo) è uno dei luoghi in Istria che furono costantemente popolati per un lunghissimo periodo. I dati delle ricerche sulla necropoli preistorica sui pendii meridionali di Beram provano, con certezza, che in quest’area esisteva un abitato addirittura nell’Età del ferro. Il colle conico soprastante la valle fertile fu il luogo ideale per costruire un abitato – castelliere, circondato dalle mura semplici e grossolane che seguivano la configurazione del terreno. Sulle rovine delle mura successivamente venivano costruite le fortezze romane e i castelli medievali.
Tutt’oggi a Beram è conservata la posizione radiale delle vie fondata nei tempi preantichi. Il castelliere di Beram, nella sua prima fase ( fino al VII secolo a.C.), comprendeva, all’incirca, il territorio odierno dell’abitato. Tutt’oggi, gli stessi ingressi dell’abitato portano i nomi di Porta Maggiore e Porta Minore.Al di fuori del castelliere, sulla parte meridionale del colle, esisteva la necropoli – luogo dove si seppellivano e bruciavano i defunti. Col passare del tempo, il castelliere si allargava anche sulla parte meridionale e così la necropoli usciva fuori delle mura.
Beram nella preistoria
Le ricerche sulla necropoli di Beram del 1883 furono le prime vere ricerche archeologiche in Istria e produssero un ampio materiale che venne utilizzato per chiarire non solo il periodo preistorico di Beram ma anche di tutta l’Istria. Gli archeologi,Carlo Marchesetti, Karl Moser e Andrea Amoroso, indipendentemente l’uno dall’altro, fecero delle ricerche su più di 170 tombe e depositarono i reperti nei musei di Vienna e di Trieste. In una zona particolare nell’ambito della necropoli venivano bruciati i resti mortali e, in seguito, le urne con le ceneri venivano depositate nelle nicchie rettangolari dalla profondità di 60 cm, scavate talvolta nella roccia viva e coperte dalle lastre di pietra. Insieme ai resti dei defunti, nelle tombe si deponevano anche altri oggetti in base ai quali si può concludere che, nell’età preistorica, la popolazione di Beram viveva nelle comunità organizzate che coltivavano la terra, raccoglievano i frutti e allevavano il bestiame.Si trattava dell’allevamento di cavalli, mucche, pecore e maiali, destinato non solo ad ottenere latte e carne ma anche alla produzione dei capi di abbigliamento e alla tessitura. È interessante che furono ritrovati anche gusci di conchiglie marine portate dalla costa, e inoltre, i resti delle ossa di cervi e caprioli dimostrano l’esistenza di un’altra attività della gente che risale a quel periodo – la caccia.
Nei documenti scritti Beram viene nominato per la prima volta nel 911, nell’atto di donazione del re Berengar al vescovo di Trieste. Nel medioevo viene fortificato con bastioni sopra i quali spiccava una torre di guardia quadrangolare, sul sito dell’odierna chiesa parrocchiale, dalla quale un passaggio segreto conduceva alla grotta Jamorine, accanto al torrente, ai piedi del colle. Nonostante Beram appartenesse, nel senso ecclesiastico, alla Diocesi di Parenzo, fece parte integrante della proprietà dei conti di Gorizia e, successivamente, della Contea di Pisino e fu definito come castello, mentre dal 1578 come cittadina. Nei numerosi conflitti di guerra tra la Contea di Pisino, che si estendeva sul territorio centrale dell’Istria con il centro a Pisino, e Venezia, che ebbe dominio sulla vicina Montona e su tutta la costa istriana, il castello di Beram svolgeva un ruolo importante e per questo spesso era sottoposto ad attacchi e distruzioni.
Un importante centro glagolitico
Beram fu uno dei più importanti centri dell’alfabetizazzione glagolitica nel medioevo. Gli allievi (žakani) da tutte le parti dell’Istria andavano a istruirsi dai sacerdoti glagolitici a Beram. Ne hanno lasciato le testimonianze scritte in glagolitico sui margini dei libri liturgici di Beram o incise con un oggetto affilato sugli affreschi che decorano la parete della chiesetta di Santa Maria delle Lastre. Provengono da Beram alcuni manoscritti glagolitici dell’ illuminismo risalenti al XIII e al XIV secolo, tra i quali il frammento delle omelie (raccolta di prediche) e un messale e un breviario riccamente decorati del XIV secolo.
Le chiese di Vermo
È poco noto che nella chiesa parrocchiale di San Martino di Beram, nella quale fu costruito uno scompartimento nello stile neoromanico all’inizio del XX secolo, ci sia, dietro l’altare maggiore, un santuario in stile gotico di una chiesa più antica del 1431,conservato perfettamente,con degli affreschi più antichi di quelli della chiesa di Santa Maria delle Lastre. In quel santuario è conservato anche il battistero con un’iscrizione in glagolitico mentre nel muro è incorporato un rilievo in pietra del tardo gotico rappresentante la figura di San Martino realizzata in stile popolare. La pala d’altare su tela, nella parte nuova della chiesa, è opera del pittore croato Celestin Medović e risale al XIX secolo.
La chiesa del cimitero di Santa Maria delle Lastre, a 1 km a nordest di Beram, custodisce nei suoi interni una delle più valorose opere della pittura istriana medievale.I ben conservati affreschi del tardo gotico coprono quasi completamente le pareti interne della chiesa e sono opera del maestro Vincenzo di Castua. I dipinti sono stati commissionati e realizzati per la gongregazione di Santa Maria di Beram e per questo motivo in prevalenza dedicati alle scene della vita di Maria e di Gesù. L’impressione più forte viene sollecitata dall’affresco La danza macabra in cui, tenendo la morte sottobraccio, ballano, davanti ai nostri occhi, i re, i commercianti, i cardinali e il Papa stesso. Nel XVIII secolo, nel periodo del barocco, la chiesetta fu ricostruita e ampliata e durante i lavori una parte degli affreschi fu danneggiata o rovinata.Tutti gli affreschi allora furono ritinti e coperti, e sono stati riscoperti e ristaurati nel 1913.