Mentre dal nord-est ci avviciniamo a Pisino, prendendo la strada che attraversa la valle del torrente Pazinčica, scorgeremo davanti a noi, in cima ad un colle, il campanile di Lindaro che fa capolino da un fitto bosco, come se ci osservasse. Ci ricorderemo di questo quando faremo visita a questo antichissimo borgo. Questa spiccata posizione di guardia fu di sicuro uno dei motivi principali della fondazione di Lindaro, che una volta era una fortificazione circondata dalle mura e dalle torri che difendeva l’accesso al castello di Pisino, dal quale dista appena 2,5 chilometri. Per lo stesso motivo gli studiosi dell’antichità sostengono che, probabilmente sullo stesso posto, esistesse un abitato preistorico, ma fino ad oggi non ne hanno trovato prove materiali solide, tranne i frammenti ceramici e un pezzo di un oggetto di ferro sul colle vicino dove oggi si trova il cimitero di Lindaro.
Dal punto panoramico di Lindaro i difensori osservavano innumerevoli vicende tumultuose che succedevano nella valle sottostante: videro il conte di Veglia, Ivan Frankopan, che nel 1463 insieme ai propri soldati devastò Cerreto e Arezzo di Pisino e si avviò verso il castello di Pisino che alla fine non attaccò ma girò in direzione di Cassierga e Sovignacco, luoghi che erano meno difesi. Seguivano le avanzate e i movimenti dei turchi che nel 1501 si accamparono nelle immediate vicinanze di Lindaro, nei pressi dell’odierna strada verso Presani. Inoltre, seguirono con trepidazione l’azione del capitano Lazarić, all’alba del 1813, quando con soli 47 soldati e con l’aiuto di tanta gente del paese, che ebbe il compito di produrre rumore, attaccò l’esercito francese, ai piedi di Lindaro, e lo costrinse a scappare in direzione di Pisino, e in questo modo fece che l’intera Istria ritornasse sotto il dominio austriaco. Si narra che anche le donne di Lindaro contribuirono allora all’astuzia bellica del capitano Lazarić mettendo i propri fusi a spiccare dalle mura creando cosi l’impressione agli attaccanti di avere a che fare con una fortificazione ben difesa. Però, Lindaro ebbe anche un suo lato diverso, concentrato sulla terra fertile, accennatoci dall’illustrazione dell’opera del barone Valvasor (“Slava Vojvodine Kranjske”-Gloria del ducato di Carniola) sulla quale possiamo vedere che ogni pezzetto di terra intorno alla fortificazione era coltivato. Nonostante Lindaro, per numero di abitanti, occupasse la settima posizione nella Contea di Pisino, per la sua forza economica era al secondo posto, subito dopo la vicina Gallignana. Anche Prospero Petronio nella sua opera ha notato come “ La terra da’ grandi quantità di vini eccellenti, tanti cereali e mangime sui numerosi pascoli”.
La chiesa di san Sebastiano
La chiesa di San Sebastiano è situata su una piccola piazza, accanto alla via che da Santa Caterina conduce alla chiesa parrocchiale di Santi Ermacora e Fortunato. La fece costruire, nel 1559, Ivan Jedrejčić di Lindaro, e lo testimonia la scritta bilingue formata da due scritture diverse (latino e glagolitico) sulla facciata. La scritta è in parte danneggiata, ovvero sbiadita per via della corda che faceva muovere le campane. All’interno si nota un piccolo altare in legno con la pala d’altare in stile barocco, dietro la quale si scorge il dipinto murale con la rappresentazione parziale di San Paolo. Il braccio muscoloso, realizzazione del panneggio aderente al corpo e il colorismo particolare, rivelano i tratti distintivi del maestro Domenico. Affianco alla chiesa, fino a una cinquantina d’anni fa,esisteva la loggia risalente al XVII secolo, con tre arcate, che crollò per decrepitezza, e ne rimase solo la pavimentazione che dimostra chiaramente la sua posizione. La loggia serviva come punto d’incontro dei giudici e degli zupani di Lindaro dove venivano emanate pubblicamente le decisioni.
La Fortezza di Lindaro
Sul pianoro dove oggi è situata la chiesa parrocchiale di Santi Ermacora e Fortunato nel passato ci fu il Castello di Lindaro o, come lo chiama la gente del paese, “Fortezza”. Davanti al castello c’era una fossa profonda che, nel momento del bisogno, si riempiva d’acqua.I resti del castello sono evidenti tuttora: noteremo le possenti mura e le torri se ci avviciniamo attentamente alle margini del pianoro e guardiamo verso il basso.A sinistra, sulla torre rotonda a nord ovest del castello, che oggi è trasformata in un piccolo punto panoramico, la nostra attenzione viene attirata da un antico cannone di bronzo diretto verso la valle.Dicono che risale al periodo napoleonico, però, risale al XVI o al XVII secolo, ed è stato collocato qui a seguito della celebrazione della costruzione del nuovo campanile di Lindaro nel 1906. In quell’occasione lo sparo del cannone doveva amplificare la celebrazione. Però, fu caricato in modo non corretto e i pezzi del cannone furono dispersi nei dintorni di Lindaro. Se facciamo una passeggiata intorno alla chiesa vedremo i resti di un’altra torre rotonda a nord est. Potremo vedere i resti della torre quadrata e delle mura cittadine solo se, sul posto dove oggi si trova un parco giochi, daremo un’occhiata oltre i recinti del cortile. Inoltre , in quel sito fu collocata una grande pietra del mulino che ci fa ricordare un’altra attività della gente locale , durata nei secoli, si tratta della macinazione del grano nei mulini situati sul Grande torrente, ai piedi di Lindaro, e sul torrente Pazinčica.
La chiesa parrocchiale dei Santi Ermacora e Fortunato
La chiesa parrocchiale dei Santi Ermacora e Fortunato si trova ai margini nord dell’abitato, all’interno del preesistente castello. Fu costruita sul sito di una chiesa più antica, e fu rinnovata e allargata nel 1860 quando venne utilizzato il materiale dalle due chiese più antiche di Lindaro. È a tre navate, con cinque altari risalenti al XVIII e al XIX secolo, contiene molti dipinti e statue, l’acquasantiera del 1604. Il campanile davanti alla chiesa, alto 30 metri, fu costruito nel 1906.
La chiesa di san Martino
La chiesa di San Martino si trova sul cimitero di Lindaro, circa 800 metri a ovest dell’abitato. Fu costruita nel XIV secolo in stile romanico e fino a poco tempo fa coperta da lastre di pietra. In cima alla facciata c’è il campanile a vela per una campana, però anche qui manca la campana. L’interno della chiesa è molto semplice. Sul pavimento della chiesa c’è l’epitafio del sacerdote Matušić risalente al 1588, scritto in glagolitico, ed è inoltre interessante la lapide senza l’epitafio, fatta in rilievo, rappresentante un’aquila a due teste. È possibile che si tratti dello stemma della nobile famiglia Flangini, che dal 1644 al 1660 fu proprietaria della Contea di Pisino, e i suoi membri periodicamente soggiornavano a Lindaro dove avevano una casa di villeggiatura.
Vila Baxa
Affianco alla chiesa di Santa Caterina si trova un palazzo insolito con sulla cima la merlatura, per cui spicca da lontano nel panorama di Lindaro. All’entrata del cortile c’è l’arco monumentale e in alto, sulla facciata, è evidente il rilievo rustico realizzato in pietra che raffigura il leone di San Marco, simbolo di Venezia. Questa villa nel passato apparteneva alla prestigiosa famiglia Baxa, originaria di Lindaro. Fu costruita nel XIX secolo da Romano Baxa, ammiraglio dottore, a suo tempo comandante di una nave da guerra, e poi per tanti anni medico presso il comando della flotta militare. Anche suo figlio, Carlo (1875-1951), iniziò la sua carriera militare di successo dagli Ussari ungheresi, fu conosciuto anche come un buon cavaliere e il presidente della compagnia dei cavalieri.Però, lasciò la sua carriera militare e si ritirò a Lindaro, nella villa dei genitori dove si dedicò alla coltivazione della terra e all’allevamento dell’uva da tavola e, inoltre, qui portò alla fine la sua opera,che non fu mai pubblicata ma che viene spesso citata, sugli stemmi istriani.
Il Lindaro glagolitico
A Lindaro, da tempi immemorabili, era in uso il glagolitico, ovvero – la più antica scrittura slava. Oltre alle iscrizioni originali in glagolitico, incise sulla pietra, nelle chiese di San Martino e San Sebastiano e dei Santi Ermacora e Fortunato, sono stati annotati anche i graffiti realizzati sugli affreschi nella chiesa di Santa Caterina.I registri anagrafici di Lindaro, dalla loro introduzione nel 1590 fino al 1667, furono altrettanto scritti in glagolitico, e a Lindaro, nel XV secolo operò il sacerdote glagolitico Petar Fraščić che ci lasciò in eredità l’unico finora noto salterio glagolitico commentato che, nel 1463 scrisse per il prete Matija di Cubed, e descrisse con le seguenti parole: Questo lo scrisse il sacerdote Petar con il cognome da peccatore, Fraščić, di cui madre è la terra e il patrimonio la tomba e la ricchezza i peccati. (...) Scrissi io seduto a Lindaro nell’anno in cui in Istria ci fu poco grano e c’era la carestia e io tante volte rimasi affamato.